top of page
  • Black Instagram Icon

Un nuovo albero<._

  • Massimiliano Romualdi
  • 2 set 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Erano stati giorni lunghi, silenziosi, apatici e di assoluta immobilità, quelli di agosto. Il calore spesso mi annebbiava la mente, stancava il mio corpo, tormentava il mio sonno.

Credevo di essermi perso e forse così è stato.

Perso nella solitudine e nelle paure più radicate.

Ogni giorno mi alzavo allo stesso modo, con una presenza, un’ombra pesante che rendeva ricurva la mia schiena sul corpo, annullandolo. Qualunque cosa mi si ponesse davanti era complicata, quasi impossibile da superare o risolvere. Confinato fra le quattro mura di casa, fra i miei quadri appoggiati al pavimento e le fotografie impolverate appese ai muri, ricordavo i tempi passati in cui la passione governava il mio spirito.

Un divano sgualcito, i piatti da lavare, la paura di affrontare, la paura di amare. Essere schiavi di un pensiero negativo é molto faticoso ed io sono la prima persona a credere che dopo la salita c’è sempre la discesa, e poi la spaventosa pianura. Se pensi sia la salita la parte faticosa, prova a guardare con occhi diversi la pianura, che ti fa avanzare per inerzia, che si sussegue senza emozioni, senza vita.

Stavo per toccare il fondo.

La mia pianura sembrava non voler finire mai. In quel momento sentii qualcosa, sentii più precisamente che dovevo fare qualcosa che non ho mai fatto in modo consapevole, o perché volessi farlo.

Andai verso il letto, mi distesi a pancia in su, percepii subito il caldo del materasso ed il mio malessere.

Chiusi gli occhi. Con le braccia distese e i palmi delle mani rivolti verso l’alto, respirai una volta profondamente.

Pregai. Pregai a lungo.

Chiesi non tanto di essere aiutato ma piuttosto di essere messo alla prova, per capire il fine e il senso della mia esistenza. Pregai per tutte le persone a me care perché potessero “sentire” la vita e goderne sempre, ogni giorno.

Continuai a pregare per la mia strada, in cerca di un segno, di una intuizione o in cerca di una sensazione.

Unii le mani stringendo forte le dita, le baciai, le portai alla fronte e sprofondai in un sonno rilassato. Durante la notte il vento si alzò con lampi lontani nel cielo, continui, rumorosi, illuminando fiocamente i muri della stanza. Venni svegliato di colpo da un tuono assordante e qualche minuto dopo da un secondo boato. Confuso sorrisi al cielo perché mi avrebbe regalato il giorno dopo un bel fresco e un’intera giornata di pioggia.

Rimasi molto deluso al risveglio quando nel cielo indisturbato, sorgeva un sole alto. Qualcosa però in me era cambiato. Nessuna angoscia, nessuna ansia, nessuna morsa allo stomaco.


Ero come rinato.

Quello che più mi colpì fu la forte sensazione di dover uscire, prendere l’auto ed andare a camminare in un sentiero di pellegrinaggio non molto lontano.

Vedevo vivida nella mia mente la figura di questa ragazza che ero sicuro di incontrare: un viso abbronzato con grandi occhi azzurri, folti capelli bruni e mossi sotto ad un cappuccio blu. Mi teneva per mano e mi guardava fissa con tutto l’amore di una madre.

Dopo questa visione ritornai in me ed aspettai. Lasciare scorrere la mattina ma la mia sensazione fu sempre più insistente.

Dovevo mettermi in cammino.

Infilai nello zaino il necessario, macchina fotografica, una mela, una borraccia ed una giacca antipioggia perché in fondo speravo ancora in una giornata piovosa. Mi avviai per la strada che volevo raggiungere, e prima di arrivare, sentii che dovevo andare da un’altra parte.

La mia sensazione mi portò in una strada sterrata che avevo percorso una volta sola, in auto, non a piedi. Parcheggiai, zaino in spalla cominciai a camminare. Come buon auspicio dopo poche centinaia di metri incontrai stesi in un campo una coppia distesa su un telo. Lui era disteso naso all’insù e guardava il cielo, lei, al contrario, era sprofondata con il viso nella sua spalla, abbracciandolo teneramente. Aveva bellissimi capelli biondi.

Camminando mi resi conto di essere solo, accompagnato da un leggero vento e dal rumore scricchiolante della ghiaia sotto le scarpe.

Le mie gambe volavano, senza destinazione, guidate dalla mia intuizione. Arrivai ad un bivio e capii subito che dovevo svoltare a sinistra. Potevo anche fermarmi li ed aspettare, il panorama era stupendo. Ma la risentii e svoltai lungo una ripida discesa fra due campi.

A circa metà della discesa vidi alcuni alberi. Quello era il luogo che mi stava chiamando. Appoggiai lo zaino, mangiai la mela che mi ero portato e mi guardai intorno.

Sapevo esattamente cosa dovevo fare: sedermi e meditare. Prima di sedermi però, indossai la giacca antipioggia. Poi chiusi gli occhi.

Appena il mio corpo toccò quella magica terra scura, provai un profondo senso di pace e di colpo, il vento cominciò a soffiare molto forte.

Il cielo in pochi minuti diventò grigio e coperto da nuvole morbide. Il mio corpo oscillava nel vento e l’aria avvolgeva tutto.

Meditai a lungo e provai una grande felicità nel vivere quel vento. Io ero il vento.

Quando riaprii gli occhi il vento era calmo e silenzioso, e proprio sopra di me o nei dintorni sentivo dei cuccioli di uccellini cinguettare. La strada che avevo percorso divideva due campi, uno di nuda terra scura lavorata, l’altro rigoglioso di erba medica e fiori rosa.


Pensai a quei campi, così vicini fra loro e in realtà così diversi, così opposti, così reali.

Provai un grande senso di pace, una profonda serenità e capii che la mia visione era sbagliata. Non avrei incontrato nessuna ragazza dagli occhi azzurri.

Avevo però incontrato la mia prova, la mia strada. Avevo incontrato me stesso.

Respirai e venne inghiottito dolcemente dalla terra e li, nacque un nuovo albero.




 
 
 

Comments


bottom of page